Abbiamo intervistato Francesca Quiri, Responsabile Comunicazione, Infopoint e Customer Care di Gruppo Brescia Mobilità che sarà una degli speaker il 15 luglio 2021 a Virtual Day
Sostenibilità e green mobility:
• Quali progetti innovativi in merito?
Il settore del trasporto pubblico è da sempre intrinsecamente connesso con la tutela dell’ambiente e la sensibilizzazione nei confronti dell’adozione di stili di vita eco-compatibili, ma è in questa fase di ripresa dall’emergenza sanitaria – e ancora più quando ce la saremo lasciata alle spalle – che il binomio mobilità/sostenibilità o, meglio, il binomio mobilità pubblica/sostenibilità deve necessariamente tornare ad essere una delle chiavi fondamentali per vincere la “sfida ecologica”.
Investire sul trasporto pubblico è oggi più che mai imprescindibile: la pandemia non ha solo ridotto drasticamente gli spostamenti, ma ha anche portato ad avere una sorta di timore verso i mezzi di trasporto collettivi, ed è quindi ora importante far rientrare nuovamente bus, metro e tram tra le scelte importanti dei cittadini, e non solo nelle grandi città.
Qui entra in scena la comunicazione.
• Qual è esattamente il suo ruolo?
Certamente un ruolo importante, ma credo – ed è convinzione anche del Gruppo per cui lavoro – che non ci possa essere buona comunicazione senza un buon servizio.
Si è ormai diffusa una tendenza – anche, ma non solo, nel settore del trasporto pubblico – a considerare la comunicazione come una bella vernice con cui ricoprire tutto, ma non esiste una vernice tanto bella da poter nascondere davvero qualcosa di arrugginito, o peggio un motore non funzionante.
• Quindi cosa ritiene sia una buona comunicazione?
La comunicazione che riesce a valorizzare i servizi che funzionano, e a spiegare ciò che non funziona.
Mi spiego meglio: nel nostro settore ci sono molte criticità e difficoltà oggettivamente non superabili e la comunicazione deve aiutare i clienti a comprendere questi aspetti, non ad occultarli, nonché naturalmente ad evidenziare al meglio ciò che funziona bene.
E questa è la direzione che il nostro lavoro ha (ri)preso, ovviamente sempre con la massima attenzione ai trend del momento, sia dal punto di vista dei canali da utilizzare – basti pensare al digitale, che due anni fa era il futuro che si stava avvicinando e ora non solo è il presente, ma è qualcosa da cui non si può prescindere – sia dal punto di vista della focalizzazione sui trend topic, ad esempio sul bisogno attuale di percepire sicurezza nel ritorno ad una normalità e ad una, potremmo dire, leggerezza dell’esistenza.
• Come è possibile promuovere l’equilibrio di genere nel settore dei trasporti?
Su questo argomento vorrei esprimere un parere molto personale. Anni fa (ma nemmeno troppi) il settore del trasporto pubblico – così come molti altri, ad onor del vero – era quasi esclusivamente maschile, sia ai livelli operativi – autisti dei mezzi e meccanici in officina – sia nei ruoli impiegatizi e dirigenziali.
Ora non è più così: ci sono stati profondi cambiamenti, a tutti i livelli, ma c’è ancora strada da fare. Qui entra ancora in gioco la comunicazione.
• Che immagine si ha di questo settore dall’esterno? È possibile cambiarla?
È compito di noi che già vi lavoriamo all’interno evidenziarne gli aspetti positivi, e primo tra tutti quell’importanza del trasporto pubblico per la “sfida ecologica” che citavo prima che dà a questo mondo un appeal che prima non aveva.
Ed è innegabile che l’attenzione e la sensibilità tipicamente femminili non possono che apportare miglioramenti e contribuire allo scopo: cogliere questa potenzialità aprirebbe questo settore ad un ancora maggiore interesse femminile.
Sul tema dell’equilibrio di genere si potrebbe parlare per ore, ed è per questo che voglio soffermarmi su un solo altro aspetto, su cui credo sia importante ragionare: la cosiddetta “conciliazione famiglia – lavoro”.
Non è certo una tema nuovo, ma ha assunto una diversa connotazione, nonché una maggiore importanza, con la pandemia da COVID-19.
L’emergenza sanitaria ha cambiato il modo di lavorare in tutti i settori, e quelli più tradizionali, quale è il trasporto pubblico, forse stanno facendo un po’ più fatica ad adeguarsi.
Non sto parlando di smart working, che è stato attivato anche nel nostro settore, e che comunque è solo la punta di quell’iceberg che è il cambiamento della concezione stessa di lavoro.
Fino all’avvento degli smartphone c’era una separazione netta tra ufficio e casa; oggi invece siamo sempre connessi: quando siamo al lavoro siamo connessi con i figli e tutta la rete familiare; quando siamo a casa siamo connessi con il lavoro.
• Quale deve essere pertanto l’obiettivo?
Quello di non rendere queste dinamiche elementi di schizofrenia nella nostra vita ma elementi di benessere.
Non dovremmo pertanto più “limitarci” a cercare un equilibrio di genere ma un equilibrio delle persone, abbandonando il vecchio concetto di “conciliazione famiglia – lavoro” per andare verso un nuovo approccio all’attività lavorativa, che sia parte della vita della persona e contribuisca a determinarne la soddisfazione e il benessere, in equilibrio con gli altri pezzi di vita. E questo è evidente che non può riguardare solo il mondo del trasporto pubblico.
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