Abbiamo avuto il piacere di incontrare Sebastiano Barbanti, Digital Innovation & Multichannel di Gruppo BCC Iccrea.
Con lui abbiamo approfondito quali sono le migliori soluzioni tecnologiche per le banche e per le imprese e di come il Gruppo BCC Iccrea si sta muovendo nel campo dell’innovazione.
Voi di ICCREA state facendo qualcosa di innovativo, mettendo a disposizione i vostri mezzi per aiutare le imprese nell’innovarsi. Ma quante possibilità ci sono che tutto questo venga realizzato a tutto tondo nel sistema economico italiano?
Due anni fa nasceva l’Innovation Festival BCC. L’intenzione di fondo era quella di raccogliere dal territorio, forti del radicamento e vicinanza ad esso che le BCC possono vantare di avere, le idee di innovazione, radicale o incrementale, che clienti, soci, giovani possano maturare e che in molti casi sarebbero state destinate a rimanere soltanto un’intuizione. Abbiamo quindi pensato di creare un percorso, una “nursery” per queste idee e per i neo-imprenditori che, utilizzando un ecosistema composto da Accademia, Advisor, incubatori ed acceleratori, finanziatori ed enti internazionali, possa consentire di dare concretezza all’idea, costituire giuridicamente la startup, ricercare gli investitori e poter sperimentare un’esperienza internazionale. In tutto ciò Iccrea funge da propulsore e system integrator affiancando i diversi stakeholders del percorso e nel percorso. Abbiamo, in altre parole, voluto declinare nella pratica i principi di collaborazione ed ecosistema dimostrando che essi, quando ben strutturati, funzionano. Ma il fattore critico di successo più forte resta quello della mission del credito cooperativo: la conoscenza delle persone ed il legame biunivoco con l’economia locale ci consentono di essere interlocutori privilegiati con chi cerca un partner che lo affianchi nel soddisfacimento delle proprie esigenze finanziarie ed imprenditoriali.
Abbiamo quindi voluto dare la prova che un siffatto sistema può funzionare in Italia. Chiaramente auspichiamo, per lo sviluppo del sistema paese, che tutto ciò possa essere mutuato ed ampliato.
Qual è il livello di innovazione delle imprese italiane? In cosa occorre migliorare ed investire maggiormente?
Dagli ultimi dati Istat rileviamo che purtroppo gli investimenti in innovazione da parte delle imprese, pur con diverse dinamiche tra i diversi settori, sono diminuiti nell’ultimo triennio. Tra le cause rientra sicuramente la pandemia che ha dirottato le priorità delle imprese verso altri ambiti: l’organizzazione, i processi operativi, la digitalizzazione. Le aziende che hanno investito in innovazione lo hanno fatto principalmente in quella c.d. “incrementale”, che mira ad innovare processi, servizi o prodotti già esistenti; restano ancora poche quelle che invece investono in innovazione “radicale”, ovvero nel fare qualcosa di nuovo. In questo ultimo campo gli spin-off e le startup hanno invece dimostrato molta vivacità. Lo abbiamo rilevato anche nelle diverse call lanciate in occasione dei nostri Innovation Festival BCC.
Premesso che ormai investire in innovazione non è più una scelta, bensì un presupposto ineluttabile per lo sviluppo e la resilienza di un’azienda, diversi sono i possibili ausili ai processi di innovazione: un maggiore sviluppo di sinergie tra aziende, università e startup, la creazione di ecosistemi, una semplificazione normativa (tipo sandbox) che crei il contesto per far affluire capitali di ingente quantità e qualità, un “patto” tra aziende ed Università per la creazione di competenze qualificate, solo per citarne alcuni. In ultimo, un contesto economico stabile che riduca l’incertezza sulla domanda può sicuramente essere utile per guidare le decisioni di investimento delle aziende anche in merito all’innovazione.
Tornando alle banche, l’innovazione digitale in molti settori italiani è una chimera, in quello bancario si è pronti al confronto con il resto d’Europa?
Molto, tanto è stato fatto in tema di trasformazione digitale nel settore bancario. Le app di oggi vantano una user experience inimmaginabile sino a qualche anno fa. I processi interni si sono radicalmente modificati e questo si riverbera anche su una maggiore semplicità d’uso da parte del cliente che, complice il periodo pandemico, apprezza ed utilizza maggiormente i canali digitali. Anche la gamma di prodotti e servizi si è ampliata ed adeguata alla nuova operatività a distanza. E’ cambiato anche il modo con cui le banche guardano all’innovazione: ormai praticamente tutte hanno una divisione innovazione autonoma e, seppure con natura e finalità diverse, un innovation center. Tante cose però sono ancora da fare. Tra queste possiamo annoverare la creazione di un ambiente favorevole alla nascita ed allo sviluppo delle fintech per poter dare piena compiutezza ad una collaborazione efficace (per il cliente e per la banca) con le banche, l’individuazione di una modalità di coesistenza virtuosa tra digitale e fisico, l’approfondimento su temi che potranno ulteriormente efficientare i processi di back end e front office quali l’intelligenza artificiale e la blockchain su tutti. Tutto ciò dovrà avvenire all’interno di una cornice che è ben rappresentata dal Digital Package Finance che sposta il piano dal confronto con l’Europa a quello della creazione di un mercato unico finanziario nel quale gli attori non potranno esimersi di partecipare.