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Credito deteriorato: strumenti essenziali di monitoraggio e gestione del rischio

Abbiamo avuto il piacere di incontrare Riccardo Marciò, Responsabile area NPL di Banco Desio e della Brianza. Con lui abbiamo approfondito la situazione del credito deteriorato nella situazione macroeconomica attuale.

Come ci si deve preparare alla recrudescenza del credito deteriorato?

Oggi, gli strumenti di monitoraggio del rischio di credito si sono molto evoluti, così come si è evoluta la sensibilità degli operatori bancari. I modelli statistici, ad esempio, confermando la bontà dei Rating attribuiti alla clientela, permettono di assumere scelte ragionate, mantenendo basso il livello di rischio. Questa evoluzione, figlia anche delle varie crisi economico-finanziarie succedutesi in questi ultimi 15 anni, sommata ad una selezione forzata avvenuta in particolare per le imprese proprio a causa delle crisi, ha portato ad avere un deterioramento del credito in questo momento inferiore alle aspettative. E ciò si è verificato sia dopo la crisi pandemica da COVID-19, sia dopo la crisi energetica dovuta alla guerra Russia-Ucraina e anche adesso, con la recente fiammata dell’inflazione, si sta assistendo ad una sostanziale tenuta dei portafogli di crediti in bonis. È chiaro che se dovessero continuare o peggiorare situazioni sfavorevoli, come l’inflazione e l’aumento del costo del denaro, potremmo assistere ad un peggioramento, ma proprio qui sta la bontà dei sistemi di monitoraggio proattivi, dedicati all’anticipazione dell’individuazione di crisi delle imprese più a rischio.   

Qual è la situazione dopo la crisi causata dal conflitto russo-ucraino?

Dopo un primo contraccolpo, comunque inferiore, come detto prima, rispetto alle attese, la situazione si sta normalizzando. Non dobbiamo dimenticarci che già nel 2014, con la guerra in Crimea, le sanzioni poste in essere dall’Unione Europea a carico della Russia avevano già messo in crisi chi lavorava prevalentemente con quella nazione, per cui le nuove sanzioni hanno avuto si, effetto, ma sicuramente minore di quanto si aspettasse l’immaginario collettivo.

Le banche italiane sono al passo con quelle europee nel rispetto delle normative? In caso contrario, cosa manca per allinearsi?

Ovviamente le banche italiane che sono sottoposte alla Vigilanza della BCE sono allineate per definizione. Per quanto riguarda le LSI, e cioè le banche sottoposte alla vigilanza locale, il pregevole lavoro svolto dalla Banca d’Italia in tutti questi anni ha fatto si che non vi fosse praticamente alcuna differenza di trattamento tra istituti grandi o piccoli in Italia. Le crisi internazionali del 2008 e del 2012 hanno creato anche da noi contraccolpi importanti nel sistema bancario, ma sicuramente meno (e oserei dire molto meno) che in altri Stati anche europei.

Forse ciò che manca in Italia è la presenza di più banche dimensionalmente a livello delle nazioni europee più avanzate economicamente, ma l’eventuale rafforzamento dei poli bancari in Italia non credo debba necessariamente passare dalla concentrazione delle banche minori. Limitandoci all’Unione Europea, le esperienze di Francia e Germania dimostrano quanto sia utile e necessario avere un tessuto di banche locali che sostengono a livello economico quelle fasce di clientela che potrebbe avere difficoltà a trovare accesso al credito verso i grandi poli bancari.

Riccardo ci racconti qualcosa del tuo percorso?

L’inizio della mia carriera lavorativa è coinciso con gli albori di quella che possiamo considerare la nuova era della gestione del contenzioso. La mia fortuna è stata quella di esserci nel 1998 quando nacque Intesa Gestione Crediti (la prima bad bank italiana) e quando fu fatta una delle prime grandi cartolarizzazioni di crediti deteriorati in Italia (Intesa Sec NPL) sulla base dell’allora nuovissima L. 130/99. Da quel momento, tutte le mie esperienze successive, in altre banche come in intermediari finanziari, sono state improntate ad una gestione industriale ed ottimizzata dei portafogli di NPLs sia per quanto riguarda l’utilizzo di tutti gli strumenti possibili, in prevalenza informatici, per migliorare le performance di recupero, sia per quanto riguarda le azioni di deconsolidamento mediante cessioni e/o operazioni di cartolarizzazione. Il fatto di aver lavorato dalla parte del cedente e da quella del cessionario nelle varie fasi della mia lunga esperienza, mi ha permesso di affrontare “a tutto tondo” la materia.

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