Abbiamo incontrato il Dott. Paolo Nazzari, Vicesegretario Generale di IICUAE e partner dell’edizione 2021 di Forum Retail.
Qual è la vostra mission e il supporto offerto alle imprese italiane che vogliono entrare negli EAU?
La Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi lavora da oltre venti anni per lo sviluppo delle relazioni commerciali ed imprenditoriali tra Italia ed Eau. La nostra istituzione, presente sul territorio emiratino dal lontano 1999 come Accordo di programma Regione Piemonte – ICE su progetto della CNA ed ufficialmente riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2009, rappresenta il principale punto di riferimento per le aziende italiane ed i professionisti interessati ad approcciare uno dei mercati più dinamici ed interessanti del mondo, seppur fra i più competitivi.
Nel corso del tempo, in questo senso, la nostra Istituzione si è sempre adoperata per fornire alle aziende italiane i giusti strumenti per approcciare il mercato locale: dalle attività di consulenza e formazione per professionisti alla realizzazione di veri e propri progetti di internazionalizzazione, dall’organizzazione di eventi di promozione del Made in Italy allo sviluppo di Fiere ed attività rivolte alla comunità italiana residente.
La mission della Camera di Commercio negli EAU è in sostanza quella di porsi come riferimento professionale per le nostre aziende e le nostre eccellenze in questa parte di mondo, agendo allo stesso tempo come connettore per la comunità.
Qual è il loro progetto più innovativo che siete riusciti a sviluppare negli ultimi 3 anni?
Aldilà dei progetti di internazionalizzazione e delle fiere internazionali che hanno consentito a numerose aziende di approcciare il mercato emiratino e di sviluppare accordi di fornitura con realtà locali, progetti meritevoli di menzione credo siano stati quelli realizzati durante il periodo pandemico e che hanno dimostrato la prontezza della nostra struttura nel rispondere alle esigenze di digitalizzazione dei servizi. Mi riferisco ai due Showcase Digitali istituzionali realizzati al fine di mettere a diposizione di aziende italiane selezionate, in correlazione a determinati settori, delle vetrine digitali su tutta la regione del Golfo e che coinvolgono circa 350 aziende, tra cui realtà come Bata, San Carlo, Sammontana, Bottega, Pantofola D’oro, Amedei, Alviero Martini, Golden Lady, Golden Point, per citare i più noti.
In un periodo dove i viaggi sono stati e sono tuttora sottoposti ad incertezza e complessità di sorta e dove le fiere sono state posticipate o soppresse, questi strumenti hanno consentito alle aziende coinvolte di portare virtualmente il proprio brand all’estero raggiungendo così direttamente buyers ed i manager delle più importanti realtà operanti nella regione come The Lulu Group, Majid Al Futtaim, Landmark Group, Azadea Group, EMKE Group, Fathima Group of Companies, Carrefour, Spinneys Dubai LLC, Al Maya, per fare qualche nome.
Cosa le imprese italiane possono fare negli EAU di diverso?
Gli Emirati Arabi, complice il posizionamento geografico, rappresentano uno degli hub commerciali più importanti. Approcciare ed eventualmente insediarsi in questo tipo di mercato garantisce alle aziende una vetrina invidiabile e difficilmente replicabile in altre aree geografiche. Qui un’azienda può inoltre imparare ad interfacciarsi con i gusti più differenti e conseguentemente elaborare delle strategie che possono poi essere utilizzate anche su altri mercati. Materialmente, le imprese italiane possono sfruttare le possibilità derivanti dai grandi progetti di innovamento e rinnovamento che viaggiano ad una velocita sicuramente diversa rispetto all’Italia e che vedono molto spesso il Made in Italy ricercato soprattutto quando si parla di grandi opere, si pensi in questo senso al coinvolgimento della trevigiana Maeg nella realizzazione del Shindagha Bridge di Dubai.
Che risultati ha raggiunto il mercato retail italiano negli EAU e quali sono i settori più richiesti?
Dal punto di vista del Retail l’Italia ha ampi margini di miglioramento, esistono diversi punti vendita che tuttavia fanno spesso riferimento ai grandi marchi come le più importanti firme della moda o gruppi strutturati come Chicco, Cam il mondo del bambino o le precedentemente citate Golden Point e Bata e Bottega.
Non è infatti facile essere attrezzati ed avere la disponibilità economica per aprire e gestire un punto fisico in loco.
In questo senso molte realtà hanno digitalizzato la dimensione retail spinte dalla rapida evoluzione dei modelli socioculturali, dove lo store diventa quindi digitale, consentendo in questo senso un significativo ridimensionamento dei costi.
Per quanto riguarda i settori più richiesti troviamo sicuramente l’agroalimentare, la cosmesi, la moda, la gioielleria, mobilio, la meccanica e la metallurgia.
Dal punto di vista statistico, senza incappare nella retorica stucchevole degli ovvi e generalmente estesi valori negativi propri del periodo pandemico, si tenga presente che i settori sopramenzionati avevano fatto registrare dei valori di export in aumento con numeri sicuramente interessanti: dal +8.5% dei prodotti farmaceutici e parafarmaceutici, al +1.9% della cosmesi, al +47.5 % della pelletteria. La stessa gioielleria che nonostante abbia subito un contraccolpo importante dalla pandemia ha aumentato la quota di mercato di 2,1 punti percentuali, confermando l’Italia terzo fornitore degli EAU con l’8,59%. Discorso analogo per il settore dell’arredamento, dove nonostante il contraccolpo, l’Italia ha mantenuto la seconda posizione nella classifica dei fornitori dopo la Cina.
Quali sono i prossimi step e qual manovre economiche previsti negli EAU per la ripresa del mercato retail post Covid?
Con riferimento al periodo pandemico la dimensione retail negli EAU ha subito un contraccolpo minimo se paragonato all’Europa o molti altri paesi del mondo. Le grandi aree dedicate alla vendita al dettaglio come i Mall hanno lavorato, seppur a capienza ridotta, ininterrottamente. A fungere da volano per il mondo retail sarà sicuramente la fiera EXPO in programma per il mese di ottobre e che dovrebbe portare un’affluenza di circa 25 milioni di persone sul suolo emiratino. Con EXPO sono parallelamente in fase di sviluppo nuove aree urbane dove saranno disponibili diversi lotti destinati alla dimensione retail e la nuova legge sulla proprietà straniera delle società commerciali, detenibile dal primo giugno 2021 per la sua totalità in capo a stranieri senza più necessità del partner emiratino, contribuirà in maniera significativa ad attrarre investimenti e quindi portare a nuove aperture di punti fisici. Allo stesso tempo, l’uso di tecnologie avanzate come AI, IoT, Big Data Analytics, tra le altre, sta rimodellando il settore della vendita al dettaglio nella regione.
Con riferimento a quanto detto si stima che le vendite al dettaglio negli Emirati Arabi Uniti dovrebbero rimbalzare e crescere del 13% per raggiungere i 58 miliardi di dollari entro la fine del 2021, supportate dalla domanda dei consumatori, contrattasi nella seconda metà dell’anno, dagli sforzi di vaccinazione Covid-19 e da Expo 2020 Dubai. L’analisi, basata su dati recenti di Euromonitor, prevede peraltro che le vendite al dettaglio negli Emirati Arabi Uniti manterranno una crescita annua del 6,6% a medio termine per raggiungere $ 70,5 miliardi entro il 2025
Quali benefici ottenuti con la digitalizzazione nella gestione della pandemia?
Come ben sappiamo, il COVID-19 ha riscritto le della vendita al dettaglio. Le preoccupazioni in materia di salute e sicurezza sono ora un fattore trainante per gli acquisti e i rivenditori stanno implementando i processi trasformazioni digitali. Allo stesso tempo questa situazione ha sottolineato la necessità di sviluppare nuove strategie operative:
per alcuni rivenditori fisici, ciò significa collaborare con aziende native digitali per aumentare l’efficienza in vari processi. In molti casi, questi rapporti si traducono in maggiori opportunità cross-channel e nell’espansione della base clienti per entrambe le parti.
Il già significativamente elevato tasso di digitalizzazione della popolazione, stimato al 91% del numero complessivo di persone residenti nel Paese e dei servizi hanno senza dubbio agito da paracadute limitando i danni causati dalla pandemia e garantendone al contempo una più rapida e snella ripresa.
In termini di rilevanza circa il ruolo delle strutture digitali, si consideri come nei primi cinque mesi del 2020 sia stato registrato un aumento del 300% della domanda dei consumatori di servizi di e-commerce su più settori.
Quali differenze riscontrate tra i clienti italiani e arabi? Quali differenti modalità di analisi delle abitudini al consumo registrate?
Gli arabi costituiscono qui la minoranza assoluta della popolazione, costituita al 90% da espatriati di cui a sua volta un 80% caratterizzato da persone provenienti dal sub continente Idiano. Quando parliamo di trend e di gusti in relazione agli EAU ci troviamo pertanto dinnanzi ad uno scenario variegato ed ampiamente frammentato.
All’interno di questo contesto il cliente italiano o europeo si pone come senza dubbio quello maggiormente “educato” alla qualità del prodotto, spesso sacrificata, con predilezione del prezzo, per quanto riguarda altre compagini sociali.
Il cliente arabo si pone comunque nel novero di una figura con grande capacità di spesa e già parzialmente conoscitrice della qualità dei prodotti italiani, soprattutto per quanto riguarda la moda, il food, il design e ovviamente le inimitabili super cars.
Cosa possono insegnare gli italiani negli EAU, quali sono le skills italiane più ricercate e perché?
Gli italiani rappresentano, anche negli EAU, un punto di riferimento professionale per diversi settori. Il nostro genio, la nostra creatività e la nostra capacità di gestire positivamente rapporti lavorativi ed interpersonali, rappresentano senza dubbio dei punti di forza per la comunità professionale italiana negli Emirati Arabi, oltre ad essere caratteristiche molto ricercate.
In un Paese caratterizzato da una struttura sociale variegata e che vede nel turismo e pertanto nella presenza di gusti e preferenze in continuo cambiamento, la capacità di gestione del rapporto individuale diventa probabilmente la skill più importante. Saper interagire con chi si ha davanti, coinvolgendolo e rendendolo partecipe di un’esperienza di acquisto piuttosto che di fruizione di un servizio rappresenta quel valore aggiunto che noi italiani, meglio di altri, siamo in grado di mettere sul piatto.
Non è infatti un caso che frequentemente ruoli chiave in dimensioni qui molto importanti come l’hospitality, la ristorazione e l’intrattenimento siano messi nelle mani di nostri connazionali.
Quali sono le caratteristiche vincenti per crescere nel mercato arabo?
La caratteristica vincente è sicuramente pianificazione nel medio-lungo periodo. Pensare di arrivare qui per risolvere i propri problemi o di avere successo in fretta sono il primo enorme errore che si possa commettere. Per poter essere vincenti qui occorre essere strutturati, formati ed informati al mercato, alla cultura, digitalizzati ed in grado di dare costanza alle relazioni interpersonali oltreché professionali.