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Intervista a Riccardo Marciò, Responsabile Direzione Npl di Banco Desio e della Brianza.

Abbiamo incontrato Riccardo Marciò, Responsabile Direzione Npl di Banco Desio e della Brianza e speaker dell’edizione 2021 di Forum Banca

Dott. Marciò, a seguito della scadenza delle moratorie al 30 giugno 2021, quali saranno i 3 errori per le banche da non commettere assolutamente?

È probabile che il Decreto Sostegni bis, in discussione in questi giorni, porterà ad una proroga delle moratorie fino al 31 dicembre 2021. È possibile, inoltre, che la proroga questa volta non sia totale bensì concessa sul solo capitale, con obbligo dei clienti che ne hanno usufruito, di ricominciare a pagare la quota interessi.

Se ciò accadesse, come tutti speriamo e come richiesto a gran voce anche da ABI, il primo errore da non commettere è proprio quello di pensare di aver spostato il problema in avanti e mettersi temporaneamente il cuore in pace.

È infatti altresì sperabile che si stia definitivamente uscendo dalla pandemia COVID, ma se così fosse, questa sarà l’ultima proroga.

È pertanto di fondamentale importanza che si avvii immediatamente se non già fatto in precedenza, un colloquio continuo con tutti coloro che hanno richiesto le moratorie (privati ed imprese) per arrivare al momento della scadenza con le idee ben chiare di chi ce la può fare, di chi può farlo se aiutato, e di chi, invece già ora necessita di una diversa e peggiore classificazione nascosta dalla sospensione in corso.

Gli altri due errori vanno in coppia e sono legati all’impatto che avrà la scadenza delle moratorie. Si parla di circa € 300 miliardi di agevolazioni concesse a partire dal marzo 2020 con il Decreto Cura Italia, prorogate fino al 30 giugno 2021. Stando ad alcune proiezioni rese note in questo periodo, fino a 2,7 milioni di soggetti (privati ed imprese) potrebbero finire in “default” con effetti importanti sull’economia nazionale e perdite di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Diventerà pertanto fondamentale comprendere in prospettiva la capacità economica del cliente e distinguere tra situazioni effettivamente “going concern” da situazioni che, ancorché sorrette da misure di aiuto (come ad es. forbearance), non ce la faranno.

Nell’ambito della normativa appena introdotta della nuova definizione di default (new DoD) che limita moltissimo la capacità di manovra delle banche, i migliori saranno quelli che riusciranno comunque a “salvare” il cliente anche se si renderà necessaria una classificazione di rigore (UTP) sapendo che è temporanea, mentre si dovrà avere il coraggio di evitare lo “zombie lending” e interrompere ogni sostegno verso chi non potrà farcela neppure in futuro.

Quindi: no ad essere miopi verso possibilità future del cliente e no a ritardi nelle effettive classificazioni “gone concern” (sofferenze).

Per raggiugere questo risultato, però, si rende necessaria una effettiva capacità professionale da parte di tutti gli operatori sia bancari che delle imprese e per queste ultime anche da parte degli operatori professionali (commercialisti, mediatori creditizi, agenti in attività finanziaria) che rappresentano il collegamento vero e utile fra Banca e Impresa.

Quali sono i risultati in termini numerici raggiunti ad oggi (e con quali benefici per la banca) nella cartolarizzazione degli NPL, e cosa manca per raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissati?

Il Banco Desio nel corso del 2018, usufruendo anche delle garanzie di Stato GACS, ha ceduto € 1,1 mld di crediti deteriorati (sofferenze). Ciò ha permesso alla banca di raggiungere un NPL Ratio lordo in linea con le migliori banche italiane.

Negli anni successivi sono proseguite, sia pur in tono minore, operazioni di cessione di crediti deteriorati (in prevalenza sofferenze) che hanno permesso di migliorare ulteriormente tale rapporto.

La maggior parte delle banche italiane ha usufruito della concessione delle garanzie di Stato GACS per ridurre i propri stock, ma adesso chi si è mosso con determinazione negli anni passati si trova ad avere maggiori quantità di crediti classificati ad UTP rispetto alle sofferenze.

Ciò è un problema, se si guarda al mercato delle cessioni, per due motivi: il primo è che ad oggi la garanzia di Stato è concessa soltanto ad operazioni di cartolarizzazione di crediti precedentemente classificati a sofferenze, escludendo quindi gli UTP. In secondo luogo, proprio la maggiore difficoltà di valutazione di questi ultimi (si tratta di rapporti “vivi”, tutt’ora operativi) non ha ancora permesso un’espansione importante di questo mercato.

 I Fondi di investimento alternati (FIA) promossi dalle principali SGR italiane si stanno attrezzando, ma occorre che il mercato degli UTP si sviluppi velocemente perché sarà proprio questa tipologia di crediti che attendiamo aumenti prossimamente.

I Fondi di investimento, inoltre, hanno la possibilità di investire nelle realtà economiche in difficoltà e possono rappresentare un motore ulteriore per riavviare l’economia post crisi.

Quali strategie avete pensato di mettere in atto per contrastare il prevedibile aumento del credito deteriorato entro la fine del 2021?

Tutto il sistema bancario, e quindi anche la nostra banca, ha effettuato nel corso del 2020 una serie di valutazioni per cercare di comprendere gli impatti economici derivanti dalla emergenza pandemica. Ciò ha portato ad aumenti di accantonamenti per affrontare un futuro ignoto con la massima prudenza possibile. Gli interventi del Governo sono stati efficaci e le proiezioni di maggior deterioramento del credito si sono via via spostate temporalmente in avanti. Non è detto, inoltre che la crisi economica conseguente ad una situazione prima mai verificatasi in Italia e nel Mondo recente possa avere quei risultati pesanti che inizialmente ci siamo tutti immaginati. Infatti è una crisi molto particolare, che colpisce alcune categorie e paradossalmente ne favorisce altre (es. farmaceutica, grande distribuzione alimentare, laboratori chimici, trasporti di merci, ecc.) e che sta manifestando impatti differenziati anche a livello geografico. 

Il Banco Desio, da banca del territorio quale è, è venuta immediatamente in sostegno del tessuto economico sociale dove è presente, utilizzando tutti gli strumenti possibili compresi quelli messi in atto dal Governo con i Decreti Cura Italia e Liquidità. Ha comunque valutato con prudenza il proprio portafoglio, ma contestualmente ha avviato uno stretto monitoraggio proattivo per cercare di comprendere e, se possibile, anticipare i fenomeni di deterioramento. Per una realtà come la nostra è meno difficoltoso rispetto alle grandi banche, perché conosciamo bene il territorio in cui operiamo ed altrettanto bene la nostra clientela.

Poiché, però la situazione in cui siamo è comunque un unicum nel panorama delle crisi economiche contemporanee ritengo che, nei limiti delle norme europee, la figura dello Stato abbia ancora spazi per intervenire a sostegno dell’economia in particolar modo di PMI e retail, in affiancamento al sistema bancario.

Secondo la sua esperienza, cosa c’è da cambiare nella struttura interna delle banche, e quali innovazioni vanno messe in atto per reagire all’evoluzione del mondo relativo agli UTP?

Entrando, solo apparentemente, nell’ovvio, la migliore politica creditizia per una banca è erogare bene e… recuperare meglio.

Sappiamo tutti che tanto più una banca eroga con prudenza e a primari clienti, tanto meno avrà problemi a recuperare i propri soldi. Ma ci sono situazioni esogene che possono mettere in qualunque momento in crisi questo assunto. E l’attuale pandemia è un chiaro esempio che per quanto un banchiere possa essere stato accorto, la bontà dei propri crediti non dipende soltanto dalla sua volontà e dalla sua bravura.

Per questo motivo ho sempre ritenuto che una banca debba avere ogni proprio comparto efficiente, propositivo e professionale: anche il comparto dedicato ai crediti deteriorati. In questo periodo direi in particolar modo.

Faccio solo presente che la gestione del deteriorato in una banca tradizionale ha effetti diretti sul conto economico della medesima, che possono anche diventare pericolosi se non compresi, anticipati e correttamente gestiti.

Quindi solo una cosa suggerirei per le strutture interne delle banche: professionalità e specializzazione.

Che si riflettono in una migliore consapevolezza nell’erogazione e, laddove si renda necessario, nella migliore gestione del recupero o della riduzione di deteriorato.

Per quanto riguarda il campo che conosco meglio, ad esempio, la tipologia dei crediti deteriorati richiede specifici interventi e personale adeguato: i Past due devono essere gestiti dalla Rete (Filiali, Agenzie, outsourcers specifici) ma con una supervisione accentrata; gli UTP devono essere gestiti da chi ha per tutta la vita lavorativa erogato e/o strutturato linee di credito (settoristi corporate/retail), ma con una visione anche industriale oltre che finanziaria; le sofferenze devono essere gestite da chi è consapevole che velocità di azione e avvio di proficue e corrette procedure giudiziali è la chiave per il successo (Legali interni ed esterni), ma anche con managerialità ed un occhio alla praticità.

Il tutto deve fare capo però ad un’unica cabina di regia ed essere controllato attraverso sistemi gestionali performanti che permettano in ogni momento di comprendere la situazione attuale e quella prospettica e che agevolino l’individuazione della migliore strategia (es. recupero vs cessione).


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