Abbiamo avuto il piacere di intervistare Alessandra Rossella Mercuri, Head of Procurement di Italiaonline, speaker insieme ad altri, alla 7° edizione di Procurement Forum 2024.
Quali sono le strategie e le competenze chiave necessarie per guidare con successo un team di procurement in un contesto caratterizzato da cambiamenti rapidi e complessità crescente?
Nel corso degli anni il Procurement è stato oggetto di continui cambiamenti ed evoluzioni che in parte lo hanno travolto in parte lo hanno trasformato. A oggi il Procurement gioca all’interno delle organizzazioni un ruolo ad alto potenziale strategico. Ad alto potenziale perché in alcune realtà risulta essere ancora, per vari motivi inespresso.
In un’epoca di grandi cambiamenti e progressi tecnologici, dunque servono nuove capacità per poter raggiungere determinati obiettivi e per guidare con successo i propri team. A tal fine risulta necessario conoscere bene i mercati, i suoi andamenti, avere conoscenze digitali e strumenti a supporto che consentano di analizzare mole di dati al fine di realizzare un’analisi predittiva dei rischi volta a contrastare il verificarsi dell’ennesimo cigno nero e volta a raggiungere maggiore appeal rispetto ai competitor.
L’impegno ad aggiornarsi, a rimanere al passo con le nuove tendenze di settore, le nuove tecnologie consentiranno di eccellere oggi e aiuteranno ad affrontare al meglio le sfide di domani. Non solo quindi negoziazione e hard skills ma maggiore focus sulle soft skills, essenziali per affrontare nuove sfide e crescere. La comunicazione, la sostenibilità, l’etica, le conoscenze trasversali, l’intelligenza emotiva e una visione a tutto tondo, nonché un forte interesse verso il digitale, le tecnologie e le innovazioni sono alla base di un approvvigionamento efficace e fondamentali per costruire solide relazioni e vere e proprie partneship con i fornitori e i clienti interni all’azienda e a garantire operazioni di approvvigionamento senza battute di arresto.
Tutte queste competenze costituiscono il vero e proprio nucleo delle competenze essenziali per il successo del team. Armato di questo kit di strumenti dinamici, il buyer è pronto non solo a navigare nelle complessità, ma a prosperare nei territori inesplorati di una professione in rapida evoluzione e di un mondo in continuo mutamento.
CPO 4.0 come si differenzia dai modelli precedenti?
Mi piace molto associare la figura del CPO 2.0 a quella di un talent scout, per la precisione a quella di un innovation talent scout per le aziende. Per molti anni, la figura di Chief Procurement Officer ha svolto il ruolo di un non celebrato, Eroe o Eroina dietro le quinte di un’organizzazione, che gestisce varie pressioni aziendali. Ma oggi, la sua vita si sta evolvendo verso un ruolo sempre più strategico e fondamentale nelle logiche e nelle dinamiche del business. Da semplice persona che gestiva il saving diventa una persona alla quale le aziende assegnano l’intero budget aziendale ovvero l’insieme degli investimenti che l’azienda deve fare. Il CPO 2.0 deve:
- essere in grado di far fruttare al massimo i soldi assegnati;
- avere una conoscenza molto approfondita dei mercati non solo nazionali ma anche globali
- mostrare capacità predittive, riuscire a capire quale sarà l’impatto sul business di un eventuale evento negativo, creando dei piani di azione
- maturare e possedere una cultura del rischio a livello azienda
- agire la sfera di influenza sfruttando il suo ruolo strategico
- farsi fautore del cambiamento e promotore dello sviluppo tecnologico e della digital trasformation
Quali passi hanno fatto le organizzazioni di procurement per avvicinarsi alla parità di genere?
La parità di genere è uno straordinario motore di crescita e uno dei capisaldi più rilevanti e urgenti dell’agenda di sviluppo e progresso dei Paesi, e le organizzazioni lo sanno benissimo. Sicuramente i passi fatti sono diversi, anche se la strada da percorrere, soprattutto nel nostro paese è ancora lunga e il gap da colmare significativo. Ma qualcosa si muove.
Le organizzazioni promuovono il Gender Procurement e tutte le iniziative a esso correlate sia in ambito pubblico che privato. Questo rappresenta un importante strumento, per favorire il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e propone delle vere e prorie linee guida per poterlo implementare. Ad esempio in ambito pubblico in tutte le procedure di affidamento sono stati integrati aspetti legati alla sostenibilità ambientale e sociale con elementi volti a tutelare la parità di genere.
Sono stati inseriti criteri premiali nelle iniziative, viene effettuata la verifica dell’adeguatezza degli strumenti utilizzati in relazione al settore dell’appalto, l’adozione di meccanismi di controllo in fase di esecuzione e analisi degli impatti. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – la proposta italiana per la gestione dei fondi di Next Generation EU – si propone, accanto alle missioni di digitalizzazione, transizione ecologica, istruzione, mobilità, e salute, anche quella di “coesione e inclusione”. Si propone, cioè, di destinare parte dei fondi alla riduzione delle disuguaglianze di genere, di territorio, e di generazione, attraverso lo sviluppo di infrastrutture sociali e la progettazione di politiche pubbliche. In ambito privato la parità di genere è sentita come un valore da certificare. A tal proposito è stata emanata di recente una nuova attestazione, la UNI/PdR 125:2022, per la certificazione di un sistema di gestione della parità di genere.
L’obiettivo di questo certificato è quello di definire uno standard comune per promuovere l’inclusione femminile delle professionalità nelle politiche decisionali aziendali, tramite l’orientamento in azienda di una nuova cultura, basata sulla parità e sulla eliminazione di azioni discriminatorie.
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